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Nella primavera del 1404, caduto il dominio dei Visconti, attraverso un atto di dedizione Belluno entra per la prima volta (la seconda e definitiva sarà nel 1420) nell'orbita veneziana. Tuttavia, tale passaggio non avviene senza scossoni. Nella latitanza del potere milanese e di quello vescovile, la pars guelfa pensa infatti di cogliere l'occasione per traghettare con la forza la città e il suo distretto verso la signoria carrarese. La sollevazione è presto sedata anche grazie all'appoggio delle sopraggiunte truppe veneziane e conduce ad un processo al termine del quale i ghibellini ristabiliscono l'ordine in città, da una parte attraverso la ricomposizione delle discordie e dall'altra tramite il passaggio sotto le insegne veneziane. Questa fase particolarmente delicata della storia cittadina è raccontata in termini ufficiali in un mansocritto qui edito, redatto dal notaio Antonio de Biçeriis e conservato nell'Archivio storico del Comune di Belluno.
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Il 2019 è l'anno del centenario della realizzazione di un nuovo "quartiere urbano" per circa 30.000 abitanti a Marghera, progettato dall'ingegner Pietro Emilio Emmer. Il programma era quello di una 'città-giardino' costituita da ville nel verde, destinate in primis agli operai della vicina zona industriale. Questo esempio merita di essere analizzato nel quadro dei primi cinquant'anni del Novecento, gli ultimi nei quali Venezia ha davvero pianificato le sue trasformazioni alla grande scala e ha stabilito relazioni internazionali. Proprio nel 1919 sir Ebenezer Howard (celebre promotore del movimento sulle Garden Cities in Inghilterra) aveva dato inizio a Welwyn, a circa 20 miglia dal centro di Londra. L'anno dopo, Louis de Soisson realizzava un insediamento che ha costituito un modello di organizzazione della residenza per l'intera Europa. I due sobborghi sono non solo contemporanei, ma confrontabili sul piano del disegno. Nel 2018 il MIBACT dichiara la città-giardino di Marghera "area di notevole interesse pubblico", per questo da "sottoporre a tutela".
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Da Courmayeur a Padova, da Assisi a Napoli, da Loreto a Vibo Valentia, Guida ai miracoli d'Italia ci accompagna alla scoperta di oltre cinquanta luoghi ora molto noti, ora meno conosciuti, illustrando dinamiche e protagonisti dei tanti eventi "miracolosi e prodigiosi" che si sono verificati entro i nostri confini in duemila anni di storia.Cosa sarebbe Catania senza la tradizione di sant'Agata e la speranza in colei che può fermare la lava dell'Etna? O San Giovanni Rotondo senza padre Pio? O, ancora, Bonaria senza il miracolo del mare? O Roma senza Santa Maria Maggiore, basilica figlia di un sogno e di un prodigio? E cosa sarebbe l'Italia tutta senza questi luoghi? Di certo un Paese più povero dal punto di vista spirituale e storico, meno ricco nel suo immenso bagaglio di tradizioni, di riti, di cultura. Da Courmayeur a Padova, da Assisi a Napoli, da Loreto a Vibo Valentia, Guida ai miracoli d'Italia ci accompagna alla scoperta di oltre cinquanta luoghi ora molto noti, ora meno conosciuti, illustrando dinamiche e protagonisti dei tanti eventi "miracolosi e prodigiosi" che si sono verificati entro i nostri confini in duemila anni di storia. Un modo originale per approcciare le meraviglie d'Italia e per scoprire una volta in più che, ovunque si guardi, il nostro Paese rivela tanto eventi che smuovono il soprannaturale quanto infinite meraviglie tutte terrene, naturali e artistiche.
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È toccato all'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti aprire le celebrazioni, nel 2019, del quattrocentesimo anniversario della nascita del Morosini, futuro comandante e doge, nato il 26 febbraio, lo stesso giorno in cui si è stabilito di dare avvio alle celebrazioni. Si pubblicano in questo volume gli Atti del convegno, che ha avuto luogo nella sede di Palazzo Franchetti, articolato in tre mezze giornate. Con questa pubblicazione non si intende esaurire l'esame dei molteplici eventi nei quali il personaggio e, con lui, la Repubblica furono coinvolti, ma più semplicemente fornire una maggiore conoscenza del contesto storico, prosopografico, militare e geopolitico che sottese la vita del Morosini. E, con Morosini, Venezia, che lo seguì trovando nel personaggio l'interprete di un sogno mai del tutto svanito - dopo l'epopea della IV crociata - nella propria conscienza antropologica. Una componente, questa, per così dire incarnatasi nella storia della Serenissima, ma rinvigoritasi nel corso del XVII secolo a motivo di lunghi reiterati conflitti contro l'Impero ottomano : l'apertura a Venezia del Fondaco dei Turchi (1621) non significò infatti l'inizio di una fase di cooperazione economica, ma il suo contrario. Ecco allora la guerra di Candia (1645-1669), della Lega Santa (1684-1699), di Morea (1714-1718).
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