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L’indagine, di carattere esegetico, è dedicata all’evoluzione del crimen ambitus nell’età imperiale di Roma antica (I-VI secolo d.C.), epoca nella quale tale reato politico ha perduto in larga misura la sua essenziale connotazione repubblicana, riconoscibile nell’uso, in occasione delle votazioni popolari dei magistrati cittadini, di mezzi di propaganda elettorale contra legem. L’adattamento di tale figura di reato al nuovo sistema di governo ha determinato in particolare una sua estensione alle nomine dei burocrati appartenenti all’amministrazione imperiale, con lo scopo di punire quei casi in cui l’insediamento in un ufficio fosse l’esito di pratiche corruttive (suffragia) volte ad aggirare le regole previste per gli avanzamenti di carriera, le quali privilegiavano il merito, l’anzianità di servizio e l’osservanza di tempi stabiliti per la progressione.
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"Le royaume de France est supposé reposer sur l'amour réciproque, puisque la cité des hommes copie la cité de Dieu. C'est la raison pour laquelle l'assassinat du prince est un scandale inouï. Répandre le sang sacré des rois est crime de lèse-majesté divine et humaine, et la France fut renommée pour ne pas tuer ses monarques jusqu'à la fin du XVIe. Les assassinats d'Henri III et d'Henri IV puis la décapitation de Louis XVI y mirent fin. Puis vinrent l'ouragan homicide du XIXe et le non moins violent XXe siècle. Pour comprendre cette réalité française, du Moyen Âge à nos jours, Colette Beaune et Nicolas Perruchot offrent, dans une démarche accessible, l'histoire des plus importants assassinats politiques, du templier Jacques de Molay à l'attentat du Petit-Clamart, en passant par ceux du duc de Guise, de Lavoisier, de Marat, du duc d'Enghien ou encore de Jaurès ... Au-delà de récits saisissants, ils expliquent que tout assassinat d'un dirigeant politique est une protestation contre l'ordre du monde, tout assassin espérant le changer. Le but de la violence devient alors le rétablissement d'un espace de paix et d'une société plus juste : refaire de Paris une autre Jérusalem ou faire advenir le grand soir."--Page 4 of cover.
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L’indagine, di carattere esegetico, è dedicata all’evoluzione del crimen ambitus nell’età imperiale di Roma antica (I-VI secolo d.C.), epoca nella quale tale reato politico ha perduto in larga misura la sua essenziale connotazione repubblicana, riconoscibile nell’uso, in occasione delle votazioni popolari dei magistrati cittadini, di mezzi di propaganda elettorale contra legem. L’adattamento di tale figura di reato al nuovo sistema di governo ha determinato in particolare una sua estensione alle nomine dei burocrati appartenenti all’amministrazione imperiale, con lo scopo di punire quei casi in cui l’insediamento in un ufficio fosse l’esito di pratiche corruttive (suffragia) volte ad aggirare le regole previste per gli avanzamenti di carriera, le quali privilegiavano il merito, l’anzianità di servizio e l’osservanza di tempi stabiliti per la progressione.
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